Cosa accade nel primo colloquio con uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale?

Lorem Ipsn gravida nibh vel velit auctor aliquet.Aenean sollicitudin, lorem quis bibendum auci elit consequat ipsutis sem nibh id elit
TWITTER GPLUS FACEBOOK BEHANCE PINTEREST
psicologia cognitivo comporatmentale -nov2

Cosa accade nel primo colloquio con uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale?

A cura della psicologa psicoterapeuta Francesca Cervati

Capita molto frequentemente che le persone, sebbene decise a intraprendere un percorso psicologico, siano spaventate di ciò che accadrà durante il primo colloquio e che questa paura possa rappresentare una resistenza al chiedere aiuto. Questo perché esistono ancora falsi miti legati alla figura dello psicoterapeuta e alla psicoterapia. 

Chiedere aiuto è un atto di coraggio e, sappiamo bene, non è facile.

Il primo colloquio è innanzitutto un momento di conoscenza reciproca tra psicologa e paziente: lo scopo principale del primo colloquio – e compito primario del terapeuta – è aiutare il paziente a identificare le difficoltà che l’hanno portato a chiedere aiuto. 

Il primo incontro con la psicologa: falsi miti

Molte persone credono di dover parlare a ruota libera per un’ora e spesso sono preoccupati di non sapere come riempire quello spazio. Non andrà così: nel corso del primo colloquio, psicologa e paziente saranno entrambi attivi.

La psicologa, infatti, avrà il compito di rivolgere al paziente delle domande mirate volte ad approfondire alcuni aspetti: può, per esempio, chiedere quando è stata la prima e l’ultima volta in cui il problema si è manifestato, la durata dei sintomi, la loro intensità ecc.

Un primo colloquio ha una durata di 50 minuti circa, sufficienti a una prima conoscenza reciproca e a un primo inquadramento del problema. Tuttavia, per riuscire ad avere un quadro completo della situazione e giungere eventualmente a una diagnosi, saranno necessari altri colloqui di assessment o di valutazione. 

La fase finale del colloquio

Nella parte finale del colloquio lo psicoterapeuta esporrà al paziente la sua metodologia di lavoro e spiegherà come ha intenzione di procedere nei colloqui successivi.

Nel corso del colloquio la psicologa chiederà inoltre al paziente di dare il proprio consenso scritto alla consulenza e chiarire le modalità di trattamento dei dati personali.

Il consenso scritto, che verrà firmato da entrambe le parti, ha lo scopo di informare il paziente circa le modalità di consulenza, il costo e la durata delle sedute, così come altri aspetti importanti circa la frequenza, l’interruzione, la comunicazione di eventuali disdette, ecc.

Conclusa la consultazione il paziente, sulla base delle informazioni ricevute e delle prime impressioni, sarà libero di scegliere se fissare un appuntamento successivo o prendersi del tempo per decidere se continuare il percorso oppure interromperlo.

I suggerimenti della psicologa

Può succedere, in alcuni casi, che il terapeuta possa ritenere utile suggerire al paziente il nome di un collega: può capitare infatti, che la problematica sia molto specifica o che il terapeuta non se ne occupi personalmente.

Anche gli psicoterapeuti, come i medici, possono decidere di specializzarsi su un determinato settore del campo clinico, ad esempio sui problemi di coppia, sul lutto, sullo stress lavoro-correlato. 

La sofferenza psicologica è vasta e non tutti i terapeuti sono pronti a fornire una terapia efficace per ogni forma di disagio.