IL DISTURBO EVITANTE DI PERSONALITA’

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IL DISTURBO EVITANTE DI PERSONALITA’

A cura della psicoterapeuta e psicologa a Brescia Dott.ssa Stefania Ciaccia

In un articolo precedente abbiamo presentato e cercato di descrivere che cosa sono i disturbi di personalità. Abbiamo, quindi, detto che soffrire di un disturbo di personalità significa avere dei tratti piuttosto rigidi di funzionamento che spesso irrompono il nostro mondo relazionale procurando sofferenza.

Oggi vogliamo parlare delle caratteristiche distintive del disturbo evitante di personalità. Le persone che soffrono di questo disturbo hanno la convinzione di valere poco e il giudizio negativo che hanno nei propri confronti viene proiettato sull’altro, fuori da loro, per cui hanno l’aspettativa di un giudizio negativo da parte degli altri. La convinzione di essere inadeguati o semplicemente diversi (inteso diverso negativamente, non diverso cioè speciale) è talmente radicata che le persone non hanno alcun dubbio circa il fatto che tutti se ne accorgeranno e li giudicheranno negativamente.

Tutto ciò porta le persone a sentire un profondo senso d’inadeguatezza nella vita di relazione, con un enorme timore delle critiche, della disapprovazione altrui e di esclusione. Per evitare queste esperienze dolorose e la sensazione di sentirsi escluso dagli altri, le persone con disturbo evitante di personalità tendono ad avere una vita ritirata; il ritiro sociale, seppur conduce ad una esistenza priva di stimoli, triste, con un visibile senso di vuoto e, a volte, quasi senza senso, evita alle persone di esporsi e di vivere il malessere dell’inferiorità e del senso di inadeguatezza.

Le persone che soffrono di disturbo evitante di personalità hanno ancora più difficoltà ad accedere ad uno studio come il mio, di psicologa a Brescia, perché già un primo contatto o una prima esperienza sociale di questo tipo può essere vissuta con forte disagio, per questo è necessario un sostegno psicologico.

Due temi sono particolarmente centrali in questo disturbo: il tema del rifiuto, inteso come l’aspettativa che esponendomi alla relazione con l’altro, questo non mi apprezzerà ma piuttosto penserà “ma cosa vuole questo/a?” e il tema dell’esclusione sociale, ossia quella sensazione di non essere mai parte di qualcosa ma sempre estraneo nel rapporto con l’altro.

Quando riescono a stabilire delle relazioni, spesso l’atteggiamento dell’evitante è quello di sottomissione, per paura di perdita dell’altro che li riporta a una condizione di solitudine profonda.

Il disturbo evitante di personalità esordisce nella tarda adolescenza e prima età adulta; esistono casi in cui tratti marcati di timidezza oppure di altra manifestazione dei disturbi d’ansia sociale si manifestano nell’infanzia e precedono lo sviluppo successivo di una personalità evitante.

Se vi siete riconosciuti/e in alcune caratteristiche di questo disturbo, prendete in considerazione la possibilità di rivolgervi ad uno specialista che possa aiutarvi a far luce sui vostri dubbi e provate a parlargli del vostro dolore.