Dismorfofobia

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Dismorfofobia

A cura della psicoterapeuta e psicologa a Brescia Dott.ssa Stefania Ciaccia

In Italia la maggior parte dei ragazzi tra i 14 ed i 17 anni ritiene l’esser in sovrappeso come la causa più frequente di prese in giro ed umiliazioni. Inoltre, un’indagine internazionale rivela che ben sei ragazze su dieci evitano di andar dal medico e/o di far sport perché non vogliono mostrarsi né spogliarsi di fronte ad altre persone; solo il 3%, infatti, si ritiene di bell’aspetto e la preoccupazione più grande è il peso, questi dati vengono spiegati con il disturbo chiamato dismorfofobia.

Gli adolescenti allo specchio si vedono brutti, grassi e pieni di difetti: da un lato vorrebbero esser accettati per come sono in quanto odiano le discriminazioni e non hanno pregiudizi nei confronti del diverso, dall’altro fanno di tutto per omologarsi ed uguagliare i loro coetanei o gli attuali modelli di riferimento, come attori, cantanti e personaggi tv dal fisico perfetto. Un atteggiamento, questo, tipico della loro età e del difficile momento di vita e di sviluppo che stanno attraversando, caratterizzato da incertezza, paure, ribellione ed ambivalenza tra autonomia e sicurezza. Nella maggior parte dei casi, si tratta per fortuna di stati d’animo passeggeri, legati alla naturale fase evolutiva; a volte, però, possono sfociare in disturbi più profondi, come i disturbi del comportamento alimentare o la dismorfofobia. 

La dismorfofobia è un disturbo caratterizzato da una visione distorta del proprio aspetto fisico e da un’attenzione esagerata per la propria immagine: il soggetto si preoccupa per l’insieme del suo aspetto, oppure per uno o più difetti specifici, spesso totalmente immaginari. Si sente brutto, anormale, ha timore di esser preso in giro e messo in ridicolo, è convinto di non poter piacere a nessuno, si vergogna ad esporsi in mezzo agli altri credendo che il suo presunto difetto sia enorme e, tutto ciò, diventa per lui un pensiero ossessivo che lo tormenta di continuo, tanto da condizionarlo nella sua vita quotidiana.

Spesso, infatti, questi individui si sentono talmente ansiosi e vulnerabili che evitano situazioni sociali, si isolano, rinunciano ad amici o rapporti sentimentali, per la paura di esser criticati, di suscitare pettegolezzi, ecc. Passano ore a fissarsi allo specchio per trovar conferma del loro aspetto “difettoso” (es. un neo, una ruga, la peluria, ecc.), ma anche per cercar stratagemmi per nascondere e/o attenuare l’imperfezione. Alcuni, invece, non sono neppure in grado di sostenere la vista del proprio corpo e, dunque, mettono in atto meccanismi di evitamento, non guardandosi allo specchio né su altre superfici riflettenti, tipo vetrine. Spesso, ricercano costantemente conferme presso amici e/o familiari riguardo la gravità del loro difetto fisico e, il fatto che gli altri minimizzino, non fa che aumentare la loro ansia, il senso di inadeguatezza e la sensazione di non esser compresi da nessuno. 

I risultati migliori per superare questo disturbo si ottengono con un percorso appropriato di psicoterapia, possibilmente di tipo cognitivo-comportamentale come quello utilizzato nel nostro studio di psicologa a Brescia, il quale sembra esser particolarmente utile per modificare la percezione distorta di sé, ridurre i comportamenti di controllo/rituali, recuperare una relazione positiva con la propria immagine ed anche per ristabilire un buon rapporto con gli altri, il tutto grazie ad un sostegno psicologico.