L’EVITAMENTO EMOTIVO

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non ascoltare emozioni negative

L’EVITAMENTO EMOTIVO

Le strategie per “non sentire” e i consigli della psicologa

A cura della psicoterapeuta e psicologa a Brescia Dott.ssa Francesca Cervati

In un articolo precedente abbiamo parlato della difficoltà che talvolta abbiamo nell’accettare e nel gestire le nostre emozioni spiacevoli.

A volte, è vero, le emozioni sono intense e potenzialmente destabilizzanti, ma nella maggior parte delle volte, il vero problema sta nel fatto che utilizziamo gran parte delle nostre energie per cercare di non sentirle, per nasconderle, tenerle lontane.

Cerchiamo di evitare le nostre emozioni e questa fuga dal nostro sentire è spesso causata dalla paura di sentire ciò che si muove dentro di noi.

Fin da piccoli ci viene insegnato che dovremmo essere in grado di controllare le nostre sensazioni: probabilmente anche voi, quando eravate piccini, vi siete sentiti dire frasi come “Non piangere!” “Non essere così triste!” “Non c’è alcun motivo per arrabbiarsi!”

Queste frasi implicano che dovremmo essere capaci di accendere e spegnere le nostre emozioni a comando, come se dovessimo spingere un interruttore.

Inutile dire che questo atteggiamento ha delle importanti ripercussioni. Come descritto nell’articolo precedentemente citato le emozioni svolgono un ruolo fondamentale nella vita di ogni persona.

Addirittura hanno e hanno avuto in passato un ruolo decisamente importante nella nostra evoluzione, garantendoci la sopravvivenza e hanno quindi tutto il diritto di esistere e di essere non solo sentite, ma anche espresse!

Le strategie di evitamento

Ma quali sono le strategie che mettiamo in atto – spesso inconsapevolmente! – per eliminare, evitare o sfuggire da emozioni spiacevoli?

Chiamiamo normalmente queste strategie “strategie di controllo”, perché sono tentativi di controllare direttamente il nostro stato d’animo. 

Vediamone alcune tra le più comuni:

  • Nascondersi/fuggire. Ci si nasconde o si evitano persone, luoghi o situazioni capaci di suscitare pensieri o sensazioni spiacevoli: per esempio, si smette di frequentare gli amici o si rinuncia a eventi sociali per evitare di provare ansia.
  • Distrarsi. Si cerca di distrarsi dalle emozioni indesiderate concentrandosi su altro: per esempio, quando si sente la sensazione di noia o di ansia, si fuma una sigaretta o si cerca del cibo.
  • Estraniarsi. Si cerca di staccare dai propri pensieri e dalle emozioni ricorrendo, per esempio, all’utilizzo di farmaci, droghe o alcol.
  • Reprimere. Si cerca di reprimere direttamente i pensieri e le sensazioni indesiderate, scacciandoli o respingendoli. 
  • Dominare. Si cerca di dominare le proprie emozioni, per esempio sforzandosi di provare qualcosa di diverso da quello che in quel momento si sente.

Patologico o non patologico?

Giunti a questo punto, vi starete giustamente chiedendo quale sia il problema nell’usare metodi di questo tipo. Bene, se li si utilizza con moderazione nessuno

Sarà capitato a tutti di coccolarsi con una cioccolata quando si è particolarmente tristi o in ansia… non c’è niente di male!

Se però questi tentativi di controllo diventano l’unica possibilità che abbiamo per “gestire” stati emotivi spiacevoli è molto probabile che questi possano trasformarsi in una dipendenza e soprattutto che ci portino a esperire emozioni ancora più dolorose creando pericolosi circoli viziosi.

In tal senso, il lavoro svolto in studio da una psicologa a Brescia, Bergamo, Milano o Roma non cambia e verte sulla modifica di questi atteggiamenti da parte della persona.