LA PROTEZIONE È UN BISOGNO PRIMARIO

Lorem Ipsn gravida nibh vel velit auctor aliquet.Aenean sollicitudin, lorem quis bibendum auci elit consequat ipsutis sem nibh id elit
TWITTER GPLUS FACEBOOK BEHANCE PINTEREST

LA PROTEZIONE È UN BISOGNO PRIMARIO

A cura della psicoterapeuta e psicologa a Brescia Dott.ssa Francesca Cervati

IL SISTEMA DI ATTACCAMENTO

Se avete avuto a che fare con dei bambini piccoli avrete realizzato come spesso non sia sufficiente dar da mangiare o pulire un piccolo pe farlo smettere di piangere. Spesso, appena lasciati soli, molti bambini iniziano a piangere disperati.

Nel nostro studio di psicologa a Brescia ci siamo chieste come mai un bambino, malgrado sia stato sfamato o sia stato pulito, piange quando si ritrova solo?

Nei neonati è possibile riscontrare una spinta automatica ad individuare una figura specifica, che per lo più è la madre biologica, che si faccia carico di proteggerli dai pericoli. Questa stessa spinta li porta a formare con lei un legame particolare, detto “legame di attaccamento”, e a cercare di mantenere il contatto per quanto più tempo possibile.

L’attaccamento, quindi, è lo specifico legame affettivo che ognuno di noi ha sviluppato da neonato e bambino nei confronti dei genitori che si sono presi cura di noi. Lo psichiatra Bowlby teorizzò, negli anni 50, come l’aver provato o meno la sensazione di sentirsi amati e protetti determina nel corso della vita la formazione della personalità e la costruzione di relazioni felici da adulti. Un famoso esperimento ci mette in luce l’importanza dell’attaccamento:

L’ESPERIMENTO DI HARLOW

Harlow, uno psicologo statunitense, incuriosito dal motivo per cui il legame tra madre e figlio rimane profondo e intatto anche quando la madre cessa di soddisfare i bisogni primari del piccolo (fame, sete, salute, sonno), osservò il comportamento di scimmiette Rhesus – che mostrano segnali di vicinanza affettiva simili a quelli umani (allattamento, ricerca del contatto, prossimità fisica).

I piccoli di scimmia, dopo pochi giorni dalla nascita, vennero messi ciascuno in una gabbia contenente un surrogato materno di metallo con l’erogatore di latte dove potersi nutrire, e un surrogato materno ricoperto di stoffa calda incapace però di nutrire il piccolo. Harlow notò come le scimmiette tendevano a stare con la “mamma morbida” per più tempo e si spostano verso l’altra figura solo il tempo necessario a nutrirsi.

In una situazione di pericolo (spaventando le scimmiette con un giocattolo) esse si rivolgevano sempre alla “mamma morbida”, senza considerare quella di metallo con l’erogatore di cibo. Anche l’esplorazione dell’ambiente subì notevoli cambiamenti a seconda della presenza o meno della “madre morbida” nello spazio: quando c’era le scimmiette si muovevano liberamente tornando talvolta verso la madre; se al contrario era assente, i piccoli si mostravano impauriti e restavano accovacciati.

LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO DI BOWLBY

Bowlby trovò in questo esperimento la conferma alle sue ipotesi: così come avviene la ricerca di cibo per nutrirsi, i bambini ricercano istintivamente la vicinanza dei genitori per assicurarsi protezione. Il bisogno di protezione è quindi allo stesso modo un bisogno primario: possiamo sopravvivere solo se formiamo legami affettivi, se manteniamo la prossimità con qualcuno da cui ci aspettiamo di essere amati. Tutta la nostra personalità è influenzata dalla qualità delle relazioni di cui abbiamo fatto esperienza da piccoli che dipendono a loro volta da alcune variabili: le interpretazioni che i genitori danno ai segnali del piccolo (come il pianto, il sorriso), alcune caratteristiche personali (comprensione dei segnali, velocità nel rispondere ad essi, …) e dalle modalità con cui, a loro volta, hanno vissuto il legame con le figure genitoriali.