L’ESPERIENZA DI ABBANDONO
A cura della psicoterapeuta e psicologa a Brescia Stefania Ciaccia
Siete convinti di perdere le persone che amate e di rimanere per sempre senza legami affettivi? Allora probabilmente troverete interessanti le righe successive.
Non importa quale sia l’evento temuto: che l’altra persona possa morire, lasciarvi, mandarvi via non ha particolare rilevanza, ciò di cui siete convinti è che un giorno rimarrete soli.
Per la maggior parte delle persone, una breve separazione dal proprio partner non è causa di particolari sofferenze perché c’è la consapevolezza che la relazione sopravvivrà intatta al distacco.
Per qualcuno, tuttavia, questa sensazione di sicurezza non c’è.
Capita spesso nella psicoterapia individuale: alcune persone sono guidate dal desiderio di stare costantemente vicino agli affetti cari e ciò comporta che si arrabbino o si spaventino esageratamente di fronte alla possibilità di una separazione.
Soprattutto nelle relazioni sentimentali si sentono particolarmente dipendenti dal partner e timorose di perdere il legame di intimità.
Il ciclo emozionale dell’abbandono
Si può descrivere l’esperienza che certe persone fanno quando provano la sensazione di abbandono come una sequenza di emozioni negative: angoscia, dolore e rabbia.
All’inizio si prova una sensazione di forte agitazione: l’angoscia è un’emozione che mescola tra loro tristezza e ansia; ci si sente come bimbi piccoli che hanno perso la mamma al supermercato, senza punti di riferimento e strumenti per andare avanti.
Queste emozioni possono durare un certo numero di ore o giorni ma poi si ridimensionano e si esauriscono per lasciare posto all’accettazione della realtà: la persona amata se n’è andata per cui la tristezza prende il sopravvento.
Ci si sente afflitti per essere rimasti soli, come se non si potesse mai più riavere la persona amata. Infine, soprattutto quando (e se) l’altro si riavvicina, spesso si prova rabbia, lo/a si incolpa per essere andato/a via causando tutto quel marasma di emozioni.
Da dove ha origine questa tendenza a sentirsi abbandonati?
Sicuramente, il nostro patrimonio genetico ha a che fare con i tratti della nostra personalità. Non solo: di fatto, i fattori biologici influenzano il temperamento del bambino e il suo temperamento influisce sul modo in cui verrà trattato e sulle esperienze che farà, che, a loro volta, influenzeranno gli apprendimenti che andrà a costruire nella vita. Può darsi, quindi, che ci sia una predisposizione biologica collegata all’ansia di stare soli. Tuttavia, anche alcune particolari esperienze di vita potrebbero aver innestato questo tipo di funzionamento: l’abbandono (o morte) di un genitore o una figura di riferimento in tenera età, una serie instabile di baby sitter o comunque figure di riferimento che ruotavano in continuazione e non erano fisse, l’inconstanza psicologica di un genitore (per esempio un adulto ammalato che spesso si assenta o che ha una dipendenza per cui è incostante nella cura del figlio). Anche l’esperienza di liti importanti in casa può innestare la paura costante di qualcosa che sta per rompersi ma anche l’iper-protezione di uno o entrambi i genitori può influire negativamente, non permettendo al bambino di gestire alcune difficoltà e sentirsene quindi sovrastato in età adulta.
L’esperienza di abbandono è molto dolorosa e, spesso, compromette la vita quotidiana e soprattutto sentimentale di chi ne soffre. Nel mio studio di psicologa a Brescia, offro consulenza a percorsi di psicoterapia per coloro che sentono la necessità di approfondire queste tematiche e liberarsi di alcuni comportamenti disfunzionali.