L’ESPERIENZA SOGGETTIVA DI FALLIMENTO

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L’ESPERIENZA SOGGETTIVA DI FALLIMENTO

A cura della psicoterapeuta e psicologa a Brescia Dott.ssa Stefania Ciaccia

Nel mio studio di psicologa a Brescia, mi capita spesso di incontrare nell’Altro la sensazione dolorosa di fallimento. Le persone mi raccontano che credono di essere meno competenti degli altri negli ambiti di affermazione personale. Nel confronto con gli altri, hanno la percezione di avere meno successo, provano imbarazzo – qualche volta – perché pensano che i risultati che hanno raggiunto non siano all’altezza di quelli degli altri. Qualcuno ha anche la sensazione che gli altri lo considerino più competente di quello che realmente è (avete mai sentito parlare della sindrome dell’impostore?) oppure è convinto di non avere nessuna delle doti speciali che hanno davvero importanza nella vita.

Spesso chi si sente intrappolato in una sensazione di fallimento utilizza la fuga come strategia di gestione del contenuto emotivo conseguente: evita cioè di fare i passi necessari per ampliare le sue conoscenze e per fare carriera, si lascia sfuggire le occasioni di successo perché teme di fallire. È possibile anche che la strategia di evitamento non sia completamente esplicitata: ossia che le persone apparentemente affrontano il loro lavoro attivamente ma che, tuttavia, evitano di farlo per cui procrastinano, si lasciano distrarre, fanno male il lavoro oppure non gestiscono in modo adeguato i compiti di cui si sono assunti la responsabilità. Queste sono, per altro, tutte forme di autosabotaggio.

Ma come mai le persone si sentono in questo modo e di conseguenza si comportano così?

Generalmente, i pazienti che portano queste tematiche hanno avuto genitori critici nei confronti delle prestazioni a scuola, nello sport, ecc., magari anche svalutanti (usavano magari commenti come “sei stupid*” o “sei un vero disastro”). In altri casi, mi raccontano di esperienze di una genitorialità improntata sulla performance, con genitori di successo e figli che non si sentono mai alla loro altezza perché incastrati in un sistema con standard troppo elevati e quindi, semplicemente, smettono di provarci. Un’altra esperienza piuttosto frequente riguarda i paragoni con fratelli e/o sorelle dai quali delle volte si esce perdenti, spesso rafforzate dai genitori che, credendo di spronare a migliorarsi, svalutano e/o umiliano il/la figlio/a.

Quando la sensazione di fallimento dilaga e ci procura notevole sofferenza, occorre prenderci cura del nostro dolore. Anzitutto cercando di comprendere più realisticamente se davvero non ho raggiunto obiettivi che mi ero prefissato/a o se quello di essere un perdente è un pensiero che non ha alcuna aderenza alla realtà (come spesso accade). Nel caso in cui davvero riscontro che gli scopi che vorrei raggiungere nella vita sono lontani e/o li ho mancati, sarebbe opportuno entrare in contatto con il dolore che ciò provoca e fare una stima degli ostacoli che mi impediscono di soddisfare i miei desideri. Inoltre, è importante chiedere un aiuto ad uno psicologo per un sostengo psicologico quando constatiamo che da soli è difficile aiutarsi.