IL RITIRO SOCIALE E LA SOLITUDINE
A cura della psicoterapeuta e psicologa a Brescia Dott.ssa Stefania Ciaccia
Nel suo libro Politica, già Aristotele descriveva gli esseri umani come animali sociali.
In effetti, si ritiene che la propensione all’interazione sociale sia stata un elemento fondamentale per la sopravvivenza e prosecuzione della nostra specie. Infatti, il mantenimento di legami di reciproca protezione e collaborazione con il proprio gruppo sociale è cruciale per l’individuo e vantaggioso per la specie.
Per questo, i segnali di stress che percepiamo quando ci allontaniamo dagli altri e la motivazione che sentiamo alla ricongiunzione sono i modi principali in cui si esprime questa strategia evolutiva.
Contro un istinto evolutivo
Quando parliamo di ritiro sociale ci riferiamo a un termine ombrello che racchiude una vasta gamma di motivazioni, emozioni e comportamenti associati al sottrarsi alle opportunità di interazione sociale.
Non si riferisce, quindi, al processo di isolamento attivo, in cui bambini, ragazzi e adulti vengono esclusi dai coetanei, impedendo loro di partecipare a esperienze di vita sociale ma all’intenzionalità, che – avvalorando il discorso evoluzionistico – pare essere controproducente per la nostra sopravvivenza.
La tendenza a ritirarsi dagli altri ed evitare le relazioni, per questo motivo, viene descritta come sintomo di disturbi psicopatologici (forse quello più rilevante è il disturbo d’ansia sociale, di cui abbiamo già parlato nel blog).
Ritiro sociale o solitudine?
Durante la mia esperienza come psicologa a Brescia, ho potuto confermare quanto sia importante distinguere tra ritiro sociale e solitudine: il primo, infatti, è un comportamento che si può verificare (per esempio valutando il numero di relazioni sociali che abbiamo), l’altro è invece un sentimento e per questo assolutamente soggettivo.
Ciò significa che, grazie alla nostra capacità di attribuire significati diversi alle nostre esperienze, potremmo sentirci soli anche in mezzo alla folla oppure essere isolati dagli altri senza sentirci soli.
L’importanza di dare significati
Naturalmente esiste una connessione tra questi due fattori: le persone che si sentono sole tendono ad avere dei pensieri negativi riguardo alle relazioni, a ricordare di più eventi sociali negativi e sono inconsapevolmente più vigili e sospettosi nei confronti dei rapporti con gli altri.
Questi elementi li portano a isolarsi maggiormente in un processo che può essere definito autorinforzante della solitudine, perché spinge le persone ad aumentare sia la propria esperienza soggettiva di isolamento che l’evitamento da ogni tipo di interazione.
La parola alla psicologa
Nel mio studio di psicologa a Brescia, mi capita spesso di osservare il fenomeno del ritiro sociale come sintomo di un disturbo più ampio o strategia per gestire una sofferenza importante.
Nonostante, infatti, ci si possa sentire al sicuro lontani dalle relazioni, l’esperienza di isolamento sociale è profondamentedolorosa per l’essere umano (per i motivi di cui abbiamo accennato all’inizio dell’articolo) e lascia le persone intrappolate nel loro disagio.